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Lui & Lei

Fausto e la lavatrice


di Isaac
03.04.2013    |    8.854    |    0 8.8
"" figurandomi, cogli occhi chiusi che proprio lui, che avevo visto solo in foto, alto e muscoloso mi cingesse colle mani forti i fianchi e..."
Le fantasie falliche che ormai da anni mi tormentavano ebbero finalmente sfogo nelle accorate ed eccitate confidenze cui arrivammo qualche anno fa; da allora sei sempre stata molto comprensiva con me ed hai sopportato pazientemente gli sfoghi monomaniacali cui periodicamente t'ho sottoposta finché, il mese scorso, per il mio compleanno m'hai fatto il regalo più gradito ed emozionante di sempre, quel dildo (ir)realistico da 8 pollici con ventosa su cui tanto avevo fantasticato ed in particolare fantasticato che fossi proprio tu a regalarmi.

Come tu, proprio tu così ragionevole e sensata, abbia trovato il coraggio di entrare in quel sex shop, sebbene accompagnata da quella tua amica maliziosa, è per me ancora un mistero, tant'è, l'hai fatto ed hai scelto bene, proprio quello che m'ero immaginato.

T'ho poi già detto quanto m'abbia emozionato riceverlo durante quella cena in pizzeria, di come abbia presagito cosa potesse essere quando m'hai dato quell'elegante sacchetto dorato da bottiglia di champagne, coi manici in cordoncino rosso dicendomi di non aprirlo li, a tavola, ma solo di sbirciarci dentro attraverso l'apertura semichiusa dal fiocco giallo. Sai anche in quale stato di agitazione abbia guidato di notte sino a casa mia, dopo il casto commiato nel parcheggio, di come mi sia fermato due volte in altrettante piazzole autostradali per estrarlo dal sacchetto, guardarlo, stringerlo nelle mani, annusarlo e cingerlo tra le labbra presagendo che cosa sarebbe successo di li a poco ed avvertendo, distintamente, quel rimescolamento nel ventre altrimenti detto "le farfalle nella pancia".

A casa rimasi a lungo in contemplazione di quel totem su cui mi sarei presto impalato, deflorandomi la dove sino ad allora solo le dita s'erano spinte; decisi che non avrei adoperato alcun lubrificante che non fosse la mia saliva, in parte pregustando lo sforzo ed il dolore che ciò avrebbe comportato; "si perde la verginità una
volta sola", pensavo, e volevo che la cosa fosse quanto più simile a quello da te provato così tanti anni prima e di cui m'avevi appena accennato senza mai scendere in particolari nonostante le mie suppliche; li per li mi fulminò un'idea: l'avrei chiamato Fausto, come il cinico che ancora ti tiene prigioniero il cuore ed ha avuto, lui si, la benedizione di possederti. Così avrei rimarcata la mia inferiorità rispetto a quel prototipo di maschio virile e deciso e, facendomi possedere da lui, sarei stato in qualche modo più vicino a te.

Fausto, dunque, ed il nome che ripetei spesso con voce rauca conferì ancora più enfasi a quanto stavo per fare. Mi spogliai, quindi, e dal cassetto estrassi la trousse coi cosmetici, le calze a rete col reggicalze, il reggiseno di pizzo imbottito, la parrucca bionda a caschetto; dalla scatola sull'ultimo ripiano dell'armadio presi
quelle scarpe di vernice col tacco alto che così faticosamente avevo cercato, a causa della taglia da uomo non facile a reperirsi.

Rasare m'ero rasato poche ore prima, per incontrami con te, così potei truccarmi rapidamente e pesantemente, che tanto l'effetto che volevo sortire era proprio quello d'assomigliare ad una puttana, indossai l'intimo e la parrucca, mi specchiai, poco o punto soddisfatto e decisi di coprire certe fattezze ancora pronunciatamente maschili indossando il negligè. Per aggiungere un tocco di eleganza alla cosa, non proprio elegante, che mi accingevo a fare, mi legai alla caviglia il fiocco giallo che chiudeva il sacchetto.

Cominciai col ripassare colla bocca Fausto, dapprima colla lingua per tutta la sua smisurata lunghezza, dal glande lungo tutta l'innervata e spessa asta sino agli enormi, turgidi e rugosi testicoli che coprono la grande ventosa sulla base, poi cingendo quel glande che mi riempiva la bocca e spingendomelo sin quasi in gola. Si,
prenderlo in bocca era proprio come me lo ricordavo, da certi incontri risalenti a mesi prima con una trans a cui avevo praticata la "suzione del frutto di mango",

Finalmente Fausto fu del tutto bagnato, ricoperto da un denso velo di saliva con delle scie di rossetto, ne raccolsi un po' nel palmo della mano e con quella mi umettai il buchetto che cominciai ad abituare all'idea introducendovi prima il medio, poi il medio e l'anulare.

Finalmente appoggiai Fausto al pavimento, ve lo spinsi di modo che la ventosa aderisse bene e feci per salirci sopra a cavalcioni, appoggiando il glande al buchetto palpitante; all'inizio fui molto cauto, anzi, cauta, non sapevo che cosa avrei provato, poi forzai un poco ed il glande fece per incunearsi tra le mie natiche dilatando un poco l'ano. Avvertì un dolore intenso, come di una lacerazione e mi spaventai, mi ritrassi ed attesi che quel languido bruciore al culetto mi passasse respirando affannosamente e ripetendo sottovoce come una litania: "Fausto, Fausto, Fausto ..." figurandomi, cogli occhi chiusi che proprio lui, che avevo visto solo in foto, alto
e muscoloso mi cingesse colle mani forti i fianchi e scalpitasse per sodomizzare la pazza troietta infoiata che ero nel frattempo divenuta. Con quell'immagine in mente mi appoggiai nuovamente e ... be', qualcosa doveva essere successo perché stavolta il glande entro quasi senza difficoltà eppoi, calandomi ancora un poco, introdussi una buona mezza spanna di minchia, esitai ancora eppoi mi abbandonai, sedendomi sulle ginocchia ed avvertendo i grossi e duri coglioni di Fausto toccare i miei. Era fatta, l'avevo tutto dentro, il bruto m'aveva dilatata e presa colla prova iniziatica di quel dolore di cui ero ormai dimentica, facendomi finalmente femmina e sverginata ... sentii un capogiro e cominciai ad essere scosso da singhiozzi mentre udivo me stesso, me stessa, sussurrare: "allora è vero, è vero, sei tutto dentro di me, ti sento, oddio come ti sento ..."

Rimasi così qualche minuto, concentrandomi sull'insieme di sensazioni ed emozioni contrastanti che mi squassavano mentre sentivo il cuore battermi forte all'altezza delle tempie, il respiro mi si era fatto affannoso eppure, eppure ... mi rendevo conto di non avvertire la sensazione del piacere, di come, anzi, la situazione fosse antagonista dell'eccitazione del membro che mi pendeva flaccido tra le cose divaricate. "E' giusto così", pensai, "vorresti essere femmina e maschio ad un tempo?". Cominciai allora a dimenarmi un poco sul mio cavaliere, imparando a dosare i movimenti per avvertire la sua rigida presenza insistere sulla prostata, a lungo andare avvertii come un rilassamento del basso ventre e come uno stimolo ad orinare, mi distaccai allora dall'abbraccio del mio dominatore, sfilandomi lentamente da quel palo e sorprendendomi dall'avvertire come una sensazione di fresco proprio lì, dall'ano dilatato colle pareti interne esposte per qualche secondo all'aria, prima che, simile ad un bocciolo di rosa violata, si richiudesse.

Ancorché il membro non mi si fosse eretto vidi che un filo di smegma colava dal prepuzio e quando scoprii il glande lo trovai avviluppato da una coltre lattiginosa.

Quindi qualcosa era avvenuto, e non solo alle mie spalle, pensai quindi che se Fausto m'avesse montata per davvero, con decisione ed incurante delle mie cautele, tutto teso al suo proprio esclusivo soddisfacimento, forse la femmina che dentro la mia pancia miagolava si sarebbe svelata.

Già, ma come animare Fausto che, pur nella sua magnificenza, tendeva ad essere come in quella foto che m'avevi mostrata ancora la sera stessa, del tutto immobile? Ebbi un'intuizione, realizzare coi pochi mezzi a mia disposizione una sorta di sex machine e quasi senza riflettere seppi che cosa fare: con gesto deciso staccai Fausto dal pavimento, traballando sui tacchi scesi le due rampe di scale che separano la camera da letto al primo piano dal locale lavanderia nel piano interrato, con decisione attaccai Fausto alla fiancata della lavatrice, poi ruotai il selettore sino al ciclo di risciacquo e centrifuga ed accesi l'elettrodomestico.

Mentre la lavatrice faceva il carico dell'acqua mi inginocchiai ed arretrando sulle ginocchia portai il mio ormai deflorato ma anelante culetto a contatto col glande, mi chinai in avanti appoggiando a terra i gomiti e feci spazio al galante visitatore accogliendolo dentro di me alla pecorina.

Il carico dell'acqua finalmente finì, dopo qualche secondo il cestello comincio a girare e la lavatrice a vibrare sommessamente, Fausto prese così dapprima delicatamente vita, poi si fece prendere dalla foia e cominciò a pistonarmi senza tanti riguardi mentre tra i singhiozzi lo imploravo di far piano sino al parossismo della centrifuga che ingenerava escursioni dentro-fuori cortissime ma frequentissime, e quelle vibrazioni si trasmettevano direttamente alla mia prostata del tutto schiacciata dalla grossa e dura cappella di Fausto.

Qualcosa di inaspettato e sconosciuto stava avvenendo dentro di me, avvertii delle vampe di calore all'interno del mio culo martirizzato mentre i coglioni di Fausto sbattevano freneticamente e rumorosamente contro i miei, poi come degli spasmi mentre il mio ano si serrava e si rilasciava attorno a quella spessa verga che sembrava volermi rivoltare come una calza ed infine un brivido fortissimo che quasi mi fece cadere a cui seguì una specie di scarica elettrica, un prolasso delle viscere ed infine un'esplosione di piacere d'un tipo e di una intensità che non avevo mai provato prima e che mi fece delirare e gemere per decine di interminabili secondi facendomi tremare al punto che le ginocchia mi cedettero del tutto ed io caddi, ventre a terra, sfilandomi da Fausto.

Ci misi un po' a riprendermi dal deliquio mentre biascicavo insensatezze del tipo: "che bello, che forte, come godo, quanto mi brucia ..." ed altre disdicevolezze che però, di fatto, testimoniavano d'una circostanza inattesa: avevo goduto, goduto col culo, forse, dico forse, come una femmina; magari non come una femmina umana, magari come una cavalla, o una vacca o una scrofa ma avevo goduto ed infatti, senza nemmeno aver avuta un'erezione, il mio pube poggiava su di un autentico lago di sperma, certo non di Fausto. Vi intinsi le dita e con quel balsamo massaggiai viziosamente, delicatamente, in punta di dita ma mordendomi il labbro per le sensazioni che ne traevo, l'ancora dilatato ed arrossato bocciolo, che percepivo palpitante e proteso all'infuori dall'arduo cimento.

E questo è quanto, mia dolcissima, nei giorni ho imparato, a mie spese, a dosare gli entusiasmi; quella bocca assetata che mi ritrovo al posto del culo non può essere soddisfatta tutte le sere perché i postumi mi accompagnano tutta la notte eppoi il giorno successivo, non vorrei poi che i vicini si chiedessero come mai un single debba fare lavatrici tutti i giorni eppoi, eppoi ... tu lo sai, sono incontentabile, il fatto che Fausto non mi segni con forti ceffoni le natiche mentre mi incula, che non mi riempia di seme, che questo non mi coli fuori del culo dilatato dopo l'amplesso rigandomi l'interno delle cosce, ecco, questa lacuna un po' mi impermalisce così vorrei che tu ...
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